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La Danzaterapia tra Oriente e Occidente rappresenta uno degli indirizzi della DanzaMovimentoTerapia e come tale rientra nella più ampia categoria delle terapie espressive, nelle quali l’atto creativo è visto come possibilità di cura e di trasformazione.
Nell’azione creativa della danza ri realizza un percorso di “trasformazione nella continuità”, un cammino nella spiritualità del corpo.
Lo spazio-tempo della danza in cui si mescolano il senso del limite e il sentimento della trascendenza, diviene un inesauribile viaggio di ricerca, confronto e crescita.
E’ un’originale possibilità, un percorso di cura e ascolto di sé attraverso una danza accessibile a tutti.
E’ un momento di contatto possibile con tutti, è la ricerca dello spazio libero all’interno di ciascuno che può esprimersi anche con il gesto di una sola mano.
Un modo per valorizzare la persona che esprime con tutta se stessa emozioni e vissuti, scoprendo la libertà dell’esistere pienamente.
Tra i precursori della DanzaMovimentoTerapia possiamo individuare Francois Delsarte che già nel 1800 a partire dagli studi su rapporti tra voce e gesto elabora un sistema preciso che prende in considerazione le relazioni tra spirito e corpo, pensiero e gesto.
Un altro precursore fu Rudolf Von Laban.
Mary Wigman e una delle prime danzaterapeute Irmgard Bartenieff furono sue allieve.
Von Laban ha svolto studi precisi ed approfonditi sul movimento, sul significato della danza per l’essere umano, sulla relazione danzatore-spazio, sull’influenza del ritmo e della musica sul movimento.
Per molti danzaterapeuti tali studi costituiscono un riferimento fondamentale.
Questa la sintesi di Roger Garaudy sul pensiero di Laban: “Al di là dell’espressione personale e del controllo di sé e attraverso di essi, l’arte è un mezzo di comunicazione, una presa di coscienza dell’altro e della comunità umana, L’estetica è l’anima dell’etica”.
Mary Wigman, allieva di Laban, elaborò una danza che valorizzava soprattutto la carica espressiva emozionale andando al di là delle forme e rivoluzionando le regole.
La Danzaterapia inizia a diffondersi tra gli anni ’40 e ’50 del secolo scorso, attraverso il lavoro pionieristico delle prime danzaterapeute.
Esse iniziarono ad applicare in modo unico ed originale le loro conoscenze del movimento e della danza in diversi contesti di cura.
Il lavoro di queste pioniere si basava su una profonda conoscenza dell’arte della danza come forma di espressione e di comunicazione umana, che derivava loro dalla personale esperienza come danzatrici e insegnanti di danza.
Il rinnovamento della danza all’inizio del ventesimo secolo ebbe infatti un’influenza fondamentale per lo sviluppo della danzaterapia.
Le idee rivoluzionarie di Isadora Duncan, la nascita del Denishawn, le teorizzazioni di Laban e le teorizzazioni più mature della modern dance americana e della danza libera europea, contribuirono a recuperare e a diffondere il significato originario della danza come arte per affrontare le problematiche del presente storico da un punto di vista psicologico, sociale e culturale.
Il processo di rinnovamento della danza aprì la strada a una concezione del processo creativo nel movimento come possibilità di conoscenza e trasformazione di sè.
Marian Chace e Trudy Schoop furono le prime danzatrici a utilizzare gli elementi fondamentali di questa nuova concezione della danza negli ospedali psichiatrici.
Irmgard Bartenieff applicò i principi della danza libera al lavoro con bambini disabili e adulti psichiatrici; Blanche Evan e Mary Whitehouse evidenziarono l’importanza e l’efficacia di una terapia mediante la danza anche con persone adulte non ospedalizzate.
Maria Fux ha creato e utilizza un metodo basato sulla dimensione creativa presente in ogni persona e lavora con gruppi integrati di persone con ‘diverse abilità’.
Anna Halprin ha portato la danza a occuparsi di temi sociali come i conflitti razziali, l’Aids, il cancro.
La danzaterapia può aiutare a migliorare la propria consapevolezza corporea ed emotiva e quindi può sostenere la percezione di sé come unione di mente/corpo/cuore.
Può aiutare a valorizzare le proprie risorse espressive creative, a partire dai propri limiti.
Può aiutare a migliorare la propria autostima facilitando anche un miglior rapporto con gli altri.
La danza terapeutica è la danza nella sua forma più semplice: il linguaggio delle emozioni profonde.
Questa definizione è confermata da molti utenti che ci hanno provato, trovando nella danza una pratica di cura e di consapevolezza.
Emozioni profonde che ricollegano al tessuto del mondo e permettono di muoversi, crescere, cambiare.
Con chi si danza?
Con tutti: bambini, adolescenti, persone con disagio anche grave, non vedenti, non udenti, pazienti psichiatrici, detenute ma anche persone ‘normalmente nevrotiche’.
Tutti possono danzare e con la danza stare meglio.
Durante gli incontri si privilegia il “come ci si sente” rispetto al “come ci si mostra”.
Le indicazioni del danzaterapeuta forniscono uno schema all’interno del quale i partecipanti, mantenendo un profondo ascolto dei propri bisogni e rispettando le possibilità proprie e dell’altro, trovano una personale modalità d’espressione.
Una metodologia che conduce e contiene, ma nel contempo promuove il fiorire delle caratteristiche soggettive.
Il lavoro si sviluppa in gruppo, in integrazione e si rivolge a persone molto diverse.
Non vengono imposti modelli di movimento da ripetere.
Attraverso l’uso di differenti stimoli, materiali e musiche si facilita l’incontro e l’apertura verso un terreno creativo veramente possibile per tutti.
L’APID® definisce la DanzaMovimentoTerapia (DMT):
una disciplina specifica, orientata a promuovere l’integrazione fisica, emotiva, cognitiva e relazionale, la maturità affettiva e psicosociale e la qualità della vita della persona.
La specificità della DanzaMovimentoTerapia si riferisce al linguaggio del movimento corporeo e della danza e al processo creativo quali principali modalità di valutazione e di intervento all’interno di processi interpersonali finalizzati alla positiva evoluzione della persona”.
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