Hai difficoltà nelle relazioni con gli altri? Senti che difficilmente ti senti integrata con la tua famiglia e con i tuoi amici?
La danzaterapia può essere di aiuto anche per migliorare le relazioni con gli altri.
Fare esperienza all’interno di un setting accogliente e non giudicante può aiutare a migliorare la propria autostima. Può rinforzare la fiducia nelle potenzialità espressive e comunicative e aiutare ad individuare le probabili cause di conflitti o incomprensioni nei rapporti personali.
Può capitare di avere momenti in cui ci si sente incompresi e in cui si fanno più forti le percezioni di disarmonie e contrasti con i colleghi di lavoro o con le persone della propria cerchia amicale.
In questo periodo storico può risultare difficile anche la convivenza a stretto contatto con i propri familiari. Questi sentimenti possono essere esacerbati anche dalle norme che restringono la possibilità di movimento e di uscita dalla propria abitazione.
Che cosa è possibile fare?
Sicuramente ci sono situazioni in cui il disagio è dato da condizioni particolarmente sofferte a causa di invasioni del proprio spazio. Si può arrivare addirittura al rischio di subire abusi o vere e proprie costrizioni.
In questo caso è necessario rinforzare la consapevolezza delle proprie condizioni, avere uno spazio protetto per esprimere il proprio dolore e cercare di individuare possibilità di cambiamento.
Queste sono opportunità che può offrire un percorso di danzaterapia.
Altre volte invece non ci accorgiamo di quanto siano grandi le nostre aspettative.
Può capitare di desiderare un cambiamento da parte delle persone con cui siamo in relazione. Ci si può sentire insoddisfatti e attribuire la causa di questa frustrazione al fatto che gli altri si arrocchino sulle proprie posizioni.
E’ possibile che talvolta si rischi di non comprendere quando i cambiamenti siano già avvenuti, si faccia fatica a riconoscerli.
A causa di questo può essere utile cambiare la propria prospettiva.
Se ci sembra che gli altri non cambiano può essere utile chiedersi che cosa posso fare io per cambiare?
Spesso la sofferenza che deriva dal sentirsi incompresi può derivare da un senso di separazione nei confronti degli altri e del mondo. Soprattutto all’inizio di un percorso capita che molte persone esprimano il loro disagio per l’essere immersi in un ambiente considerato ‘esterno’ a sé.
Disagio acuito anche da relazioni con colleghi o familiari vissute come competitive o conflittuali.
Nel proseguire degli incontri cambia la percezione di ciascuno. Diventa possibile vivere profondi momenti di rispecchiamento con gli altri e sperimentare relazioni non giudicanti nella continuità. Matura gradatamente l’opportunità di provare un sentimento di fiducia nelle capacità di cambiamento proprie e altrui.
Il processo di crescita non è dato soltanto da una ritrovata fiducia in se stessi e nelle proprie potenzialità ma anche dalla possibilità di ‘un dare unilaterale’.
Questo dare disinteressato che non implica niente in cambio è il presupposto di una vera vicinanza che favorisca l’empatia.
“La danza richiama all’unità corpo-mente ed è allo stesso tempo compartecipazione, atto creativo che rimanda a un assoluto a cui il danzatore tende.
Da mera conferma esistenziale a mistica partecipazione a un rituale collettivo, l’atto danzato si fa chiasma nell’attimo in cui l’essere visto tramuta la ricerca del gesto autentico in movimento riconosciuto e riconoscibile, percepito e percepibile.
Nella danzaterapia questo permette il prendersi cura, non solo l’essere in relazione all’altro ma un esserci nell’unità”1.
Proprio lo sperimentare la possibilità del prendersi cura aiuta a cambiare la propria prospettiva. E’ possibile lasciare andare il sentimento di separazione grazie al sentimento dell’empatia che facilmente nasce nella condivisione della danza e dei cambiamenti che si attivano grazie al percorso terapeutico.
I corsi di DanzaMovimentoTerapia tra Oriente e Occidente offrono uno spazio e un tempo in cui sperimentare la possibilità di essere accolti e non giudicati dagli altri.
Infatti la comunicazione che coinvolge i partecipanti è principalmente non verbale. C’è una ricchezza data dall’immediatezza e dall’autenticità di ciò che si esprime e si condivide.
In diversi gruppi è capitato che gli utenti verbalizzassero quanto grande fosse il loro benessere nel sentirsi ascoltati e compresi.
Nei momenti di comunicazione verbale si può contare sulla presenza e sugli interventi mirati della danzaterapeuta che conduce il gruppo.
Nel setting di danzaterapia si raccomanda infatti di parlare in prima persona.
Pertanto evitare l’impersonale, perché anche questo aiuta a mantenere la centratura sul proprio sentire. Questa modalità permette di mantenere il focus sul parlare di sé stessi e di ciò che un comportamento altrui suscita in noi senza per questo essere giudicanti nei confronti degli altri.
“…le indicazioni del danzaterapeuta forniscono uno schema all’interno del quale i partecipanti, mantenendo un profondo ascolto dei propri bisogni e rispettando le possibilità proprie e dell’altro, trovano una personale modalità di espressione.
Una metodologia quindi che conduce e contiene ma al contempo promuove il fiorire delle caratteristiche soggettive”.2
Oltretutto questo può facilitare l’accoglienza dei diversi punti di vista espressi dagli altri e trovare un arricchimento nella visione delle proprie difficoltà secondo diverse prospettive.
A volte la consapevolezza che cambiare le proprie relazioni può dipendere soltanto da un nostro cambiamento può attivarci in direzione di una trasformazione del nostro modo di stare in relazione con gli altri.
Questo può suscitare un aumento della sensibilità nel comprendere e nell’accettare l’altro.
“L’accettazione incondizionata nei riguardi dell’utente, è auto-accettazione, sia per il danzaterapeuta che per l’utente.”3
Succede talvolta che i partecipanti ai gruppi raccontino con stupore il loro piacere nel notare delle differenze negli atteggiamenti di colleghi o familiari in sincronia con il cambiamento del proprio sguardo e della propria attenzione.
“Nei giardini sono fioriti oleandri,
bianchi nel tuo e rossi nel mio,
a primavera, finito il sonno:
si sono riconosciuti in silenzio.”
(Tagore)1
1 Tagore, R. (1998). 58 poesie. Milano: I Miti Mondadori
Cenni biografici
Tania Cristiani DanzaMovimentoTerapeuta Apid® (professionista di cui alla Legge n. 4 del 14 gennaio 2013, pubblicata nella GU n. 22 del 26/01/2013.) e Animatrice Musicoterapista. Assistente di Elena
1 Cerruto, E. (2018) Metodologia e pratica della Danza Terapeutica. Milano: Franco Angeli
2 Pascarella, R. in Cerruto, E. (2018) Metodologia e pratica della Danza Terapeutica. Milano: Franco Angeli
3 Cerruto, E. (2018) Metodologia e pratica della Danza Terapeutica. Milano: Franco Angeli
4 Tagore, R. (1998). 58 poesie. Milano: I Miti Mondadori
