Perché lo definiamo Counseling e non usiamo invece un termine italiano?
L’unica possibilità di aiutare davvero gli altri
consiste nell’aiutarli ad aiutarsi
Edgar H. Schein
La prima attestazione dell’uso del termine counseling, vale a dire un’attività di supporto rivolta a problemi sociali o psicologici, risale al 1908, ad uso di Frank Parsons. Nel 1951 la parola counseling è usata da Carl R. Rogers, praticamente considerato uno dei padri fondatori del counseling, per indicare una relazione nella quale il cliente è assistito rispetto a una o più difficoltà senza rinunciare all’esercizio della propria libertà di scelta e responsabilità.
Il sostantivo counseling deriva dal verbo inglese to counsel, che risale a sua volta al verbo latino consulo-ĕre, traducibile con “avere cura di”, “venire in aiuto”.
La traduzione di counseling con consulenza è controversa in quanto in inglese un altro termine, consulting, ha il medesimo significato. Inoltre il termine consulenza rimanda alla dimensione del consigliare, attività estranea alla pratica del counseling.
In italiano, pertanto, di preferenza si traduce il termine counseling con la locuzione “relazione d’aiuto”.
Per comprendere appieno il significato di questa locuzione analizziamo i termini che la compongono.
Relazione
La parola relazione deriva dal latino relatione, da relatus, participio passato di referre “riferire” “riportare”.
A questo insieme di significati è facile pertanto ricondurre il senso di “legame” che viene conferito al termine “relazione”, dove, per la sussistenza del legame stesso, occorre che siano implicati almeno due soggetti che abbiano un reciproco interesse.
Alla parola relazione potremmo quindi affiancare i termini vincolo, rapporto, dialogo, contratto: ognuno di questi termini darà alla parola relazione una diversa connotazione, che ne determinerà obiettivi, tempi, modi e caratteristiche.
Esistono infatti diversi tipi di relazioni, definibili secondo diverse variabili, tenendo in considerazione:
– il contenuto che le riguarda: relazioni pubbliche, internazionali, politiche, economico commerciali (industriali, sindacali), professionali;
– le persone che ne sono coinvolte : parentali (coniugali, genitoriali, fraterne, etc.), sentimentali (affettive, amicali), educative (insegnanti, educatori, etc.);
– gli strumenti che per esse vengono utilizzati: scritte, telefoniche, virtuali (informatica, radio/televisione, etc.), gestuali.
Relazione può indicare dunque un rapporto tra due o più individui, che orientano reciprocamente le loro azioni e che si influenzano reciprocamente. Il termine stesso implica, infatti, il concetto di reciprocità, quindi di disponibilità a farsi prossimi e, più ancora, il significato di ri-condurre, restituire l’altro a se stesso.
Aiuto
Il termine aiuto proviene dal latino tardo adiutu, dal participio passato del verbo ad-iuvare, dove iuvo significa “giovare ”, “essere utile ”, “favorire”. La preposizione ad apre alla presenza di un altro, a favore del quale si orienta l’attenzione, l’intervento.
Il termine aiuto si può poi connotare di diversi significati che, con sfumature differenti, identificano una specifica definizione: ascolto, sostegno (anche fisico), orientamento, informazione, educazione, accompagnamento, condivisione, presa in carico, risoluzione di un problema.
Esistono diversi tipi di intervento che possono ricadere sotto la definizione di aiuto. Distinguiamo innanzitutto tra aiuto spontaneo e aiuto professionale.
L’aiuto spontaneo comprende tutte le tipologie di intervento non specifiche, che non necessitano, per essere attuate, di competenze. O anche, laddove queste ultime intervengano ugualmente, si tratta di un intervento che è richiesto od offerto senza vincolo specifico. Rientrano in questa categoria datori di aiuto quali amici, persone prossime, volontari. Tutti nella vita quotidiana sperimentiamo diverse forme di questo aiuto come dare e ricevere consigli o informazioni, offrire qualcosa (oggetti materiali), compiere delle azioni dirette, insegnare.
L’aiuto professionale prevede l’attivazione di diverse competenze, che connotano di una propria specificità il termine aiuto. L’intervento verte su alcuni determinati aspetti, che vengono a costituire l’oggetto e le finalità della professione, e che ne delimitano le metodologie, gli strumenti e le tecniche. Rientrano in questa categoria, ad esempio, medici, esperti, psicologi, legali, consulenti etc.
Possiamo distinguere in quest’ultima categoria, quella di coloro che forniscono aiuto professionale, tre modelli:
- modello dell’esperto: il cliente si rivolge ad uno specialista per acquisire informazioni o competenze, deve essere in grado di identificare correttamente il problema e di comunicarlo all’esperto, il cui compito quindi è essenzialmente quello di arrivare alla soluzione;
- modello medico-paziente: a differenza del modello precedente, colui che fornisce aiuto ha il compito di individuare il problema, di capire dove stia, fornendo una diagnosi.
In entrambi questi casi, il cliente dipende da colui che aiuta, il quale assume su di sé tutta la responsabilità della soluzione del problema.
- consulenza di processo: è un insieme di attività che hanno lo scopo di aiutare un cliente a percepire e comprendere gli eventi che si verificano nella sua vita, per poter agire su di essi. E’ un processo attraverso il quale non si propongono o impongono soluzioni alla persona, ma la si aiuta a scoprire ciò di cui ha bisogno e la si sostiene durante l’esplorazione del problema e delle risorse atte a risolverlo.
In questo caso la responsabilità della soluzione del processo è attribuita al cliente, mentre colui che aiuta è di sostegno e guida durante il processo.
Quest’ultimo modello identifica il tipo di aiuto che caratterizza il counseling.
Secondo la British Association for Counselling (BAC, 1992) “il counseling è un uso della relazione abile e strutturato che sviluppa l’autoconsapevolezza, l’accettazione delle emozioni, la crescita e le risorse personali.”
L’obiettivo principale è vivere in modo pieno e soddisfacente.
Il counseling è dunque un processo relazionale che si compie tra un counselor e uno o più clienti (singoli individui, famiglie, gruppi o istituzioni) con l’obiettivo di fornire sostegno affinché riconoscano e sviluppino le loro risorse e affinché promuovano il proprio benessere come individui e come membri della società, affrontando specifiche difficoltà o momenti di crisi.
Partendo dal presupposto che:
• l’individuo sano è colui che giunge alla propria “autorealizzazione”, al pieno sviluppo delle proprie potenzialità, colui che ‘diventa ciò che è, non il semplice risultato di un adattamento
e che
• tutti hanno diritto di accedere ad un dialogo che possa migliorare una condizione esistenziale, non solo coloro che sono ritenuti portatori di una struttura di pensiero patologica,
il counseling si propone come un particolare processo di comunicazione teso a sviluppare l’autonomia delle persone coinvolte, per condurle ad attuare le proprie potenzialità.
E’ una pratica volta a promuovere la crescita e l’evoluzione atta ad operare sulle possibilità di benessere di ciascun individuo, andando alla ricerca di ciò che funziona, delle risorse, non delle lacune o dei punti deboli.
Non si tenta di risalire alla cause dei problemi, ma ci si concentra sul qui e ora, allo scopo di mobilitare, riorganizzare e potenziare le risorse del cliente e di favorirne un funzionamento adattivo; in questo modo diventa possibile fronteggiare e superare delle situazioni di crisi (evolutive o accidentali) rispettando i valori e la capacità di autodeterminazione della persona.
Il counseling, quindi, è rivolto a persone in difficoltà, ma che altrimenti sarebbero ben integrate ed adattate.
È un processo fondato sulla relazione e ha il suo fondamento nella richiesta del cliente e nel rispetto reciproco definito da precisi confini professionali.
Il counselor non ha lo scopo di risolvere i problemi del cliente, ma di accompagnarlo nel processo di risoluzione: il counseling è un’impresa congiunta.
La relazione d’aiuto è innanzitutto una relazione. Questo significa che è necessario uscire da un’ottica di coincidenza del cliente con il suo bisogno: in una relazione si conosce l’altro come una persona e questo apre le porte ad uno scambio fecondo.
Counselor e cliente sono due persone aventi pari dignità e che collaborano alla soluzione di un problema.
La differenza tra i due è che il cliente è portatore di un disagio, mentre il counselor, per sua competenza e ruolo, possiede gli strumenti per costruire un progetto di lavoro comune.
Il processo di cambiamento richiede il contributo attivo e partecipativo di entrambi: il lavoro del counselor infatti non è sulla persona, ma con la persona.
E’ anche per questo motivo che si preferisce parlare di cliente piuttosto che di utente: la parola cliente sottolinea il ruolo attivo svolto dalla persona che ricerca l’aiuto, in maniera tale da dare importanza alla sua autonomia e la sua libertà di iniziativa di cui l’individuo deve godere all’interno di un intervento di counseling.
Anche se si chiede aiuto non si abbandona mai la responsabilità della soluzione delle proprie difficoltà.
In una relazione d’aiuto, il counselor non conduce alla soluzione, ma fa in modo che le soluzioni nascano dalla persona che ha bisogno di aiuto per potersi integrare armoniosamente con i suoi valori e schemi di riferimento. Il counselor, quindi, deve essere centrato sulla persona, non sul problema; il suo aiuto è centrato sulle competenze della persona, al fine di farla crescere.
La relazione d’aiuto è un laboratorio nel quale il cliente è incoraggiato ad attivare le sue risorse e la sua autonomia e a promuovere un cambiamento positivo nell’ottica della propria autorealizzazione.
Nella relazione d’aiuto si crea il negativo della difesa: l’apertura. Ciò che nasce dalla relazione di aiuto è un nuovo punto di vista: l’incontro tra counselor e cliente è l’occasione per aumentare la realtà conosciuta, è unione di visioni del mondo.
La relazione d’aiuto è, dunque, un insieme di strategie per portare il cliente ad esplorare la sua realtà e il suo mondo.

Counselor, colloqui d’aiuto e percorsi evolutivi
valentina.mecchia[@]gmail.com