“Tutto è ventaglio.
Fratello apri le braccia….
Dio è il punto”
Credo che le danze in cerchio e la Danza Movimento Terapia abbiano in comune principalmente la dimensione rituale, un aspetto che si può notare anche nelle traiettorie delle danze stesse.
Nelle danze in cerchio i ballerini con i loro passi possono descrivere sul terreno una traiettoria di tipo circolare (cerchio chiuso) o semicircolare (cerchio aperto) tipica di molte danze popolari e di molte danze sacre.
Generalmente c’è un contatto tra i danzatori attraverso la presa delle mani, con l’appoggio delle mani sulle spalle dei vicini o attraverso più complessi intrecci di braccia ma ci sono anche danze in cui queste traiettorie vengono delineate senza contatto.
In altre danze invece chi danza, pur partendo da un semicerchio, percorre nello spazio traiettorie spiraliche.1
La forma circolare è una caratteristica della maggior parte delle danze astratte2 tradizionali in ogni parte del mondo.
Secondo gli studi di Curt Sachs, il cerchio è anche la forma più antica cui fanno riferimento molto miti. Le popolazioni tribali avrebbero poi dato valore spirituale alle danze circolari.
“Ciò non è il risultato di uno sviluppo razionale, ma del rapporto tra un’idea e il suo riflesso motorio; circondare un oggetto significa prenderne possesso, incorporarselo, incatenarlo, ridurlo in proprio potere (cerchio magico).”3
Le prime danze collettive erano rotonde secondo Curt Sachs anche perché le prime case erano rotonde. Credo che questo sia legato ad una stretta corrispondenza tra la forma e il contenuto in accordo con l’enunciazione del principio della necessità interiore espresso da Kandinsky.
“La forma, in senso stretto, è il confine tra una superficie e un’altra. Questa è la sua definizione esteriore. Siccome però tutto ciò che è esteriore racchiude necessariamente in sé un’interiorità (più o meno palese) ogni forma ha un contenuto interiore. La forma dunque è l’espressione del contenuto interiore. Questa è la sua vera definizione dal punto di vista dell’interiorità…… E’ chiaro che l’armonia delle forme è fondata solo su un principio: l’efficace contatto con l’anima.”4
La stessa Isadora Duncan osservando il mondo della natura evidenzia come ci sia una prevalenza di una qualità di movimento rotondo, morbido, circolare.
Non c’è dunque da stupirsi che le prime danze riflettessero anche formalmente questo movimento.
Danza circolare significa anche equidistanza da uno stesso centro, celebrazione rituale dell’essere Uno, unità, non separazione tra gli esseri viventi, che si manifesta attraverso la molteplicità, dei danzatori, degli esseri, dell’esistente.
Una delle più antiche rappresentazione del Trascendente è in effetti il cerchio con un punto al centro.
La forma circolare e semicircolare è spesso da ricollegarsi alle traiettorie solari e lunari; in molti miti e tradizioni il Sole è legato all’idea d’immortalità grazie al suo regolare e ciclico sorgere dall’oscurità per illuminare gli esseri viventi.
Proprio questa oscurità è il punto comune a molti miti sull’origine, sia che essa sia attribuita alla terra o al cielo.
“Muovendo da questo elemento comune, l’oscurità della notte primordiale, simbolo dell’inconscio, si può comprendere l’identità di cielo notturno, terra, mondo infero e acqua primordiale, che precede la luce. L’inconscio, infatti, è la madre di tutte le cose; tutto ciò che nasce e giunge alla luce della coscienza è come un bambino dinanzi all’oscurità. Così analogamente la coscienza è figlia di questa profondità primordiale” 5
Il Cerchio può riferirsi dunque a una situazione psichica primordiale uroborica 6 delle origini in quanto gli elementi maschili e femminili sono in essa contenuti e fusi. La ciclicità di un evento naturale come l’alternarsi di giorno e notte rispecchia il mito primigenio dell’Uno che si divide in due.
1 Per un approfondimento dei modelli di base di gesti e coreografie di danze tradizionali si veda l’articolo “Macro e microcosmo nei confini del corpo danzante. Danzamovimentoterapia e danze sacre” di Cristina Garrone in Adorisio A. e Garcia M. E. a cura di (2004) DanzaMovimentoTerapia. Modelli e pratiche nell’esperienza italiana. Roma: Edizioni Scientifiche Ma gi pag.162
2 Sachs C. (2006). Storia della danza. Milano: Nuove Edizioni Tascabili Il Saggiatore. Qui c’è una prima classificazione delle danze tradizionali in danze astratte, nel senso di non imitative, (danze di guarigione, di fertilità, d’iniziazione, nuziali, funebri, di caccia e di guerra) e danze imitative. Queste ultime possono essere estatiche ma si differenziano da quelle astratte perché con il gesto imitativo il danzatore s’identifica magicamente con l’animale o l’essere imitato.
3 Sachs C. (2006). Storia della danza. Milano: Nuove Edizioni Tascabili Il Saggiatore. Pag. 169
4 Kandinsky W. (1997). Lo spirituale nell’arte. Milano: edizioni Bompiani, pag. 49
5 Newmann E. (1981).La Grande Madre. Fenomenologia delle configurazioni femminili dell’inconscio. Roma: Casa Editrice Astrolabiopag 214
6 L’Ourobouros, o serpente che si morde la coda è anch’esso una delle primitive rappresentazioni della Divinità. Implica una situazione di completezza data dall’auto-contenimento. Rappresenta l’Unità divina prima della sua manifestazione nell’esistenza materiale attraverso la molteplicità.
Articolo scritto da Tania Cristiani
