olistica e nutrizione

Una visione olistica della nutrizione


“Molte cose che vengono messe nella pancia dovrebbero essere poste nel cuore.”
Il libro di Mirdad

Per la maggior parte delle persone che vivono nella società occidentale, la realtà non concede molto tempo per approfondire e cosi ogni cosa è ridotta ai minimi termini.

Si guarda ovunque ma non si osserva. La sintesi blanda ha oltrepassato lo stereotipo, l’informazione si è involuta in frammenti di concetti che rimbalzano da un profilo Instagram a un vlog su Youtube.

Oggi gli adolescenti danno l’esempio agli adulti che a loro volta sono diventati i fan e le persone, immerse nell’iperrealtà di spot in 4k, si ritrovano come incantate dinanzi al fascino di prodotti luccicanti che promettono esperienze estatiche oltre i confini della saturazione sensoriale.

Intrappolati nella rete del piacere emozionale, spesso ci ritroviamo a trascurare ciò che si trova oltre la vetrina delle apparenze.

Proprio lì, invece, troviamo la conoscenza per effettuare le scelte intelligenti per ottenere un vantaggio concreto anzicchè un agognato, ma breve momento di estasi che, lasciandoci insoddisfatti, ci costringe a inseguire una nuova meta sensuale. È cosi che ci abituiamo a immaginare e perseguire obbiettivi futili che ci inducono nel tempo a comportamenti nevrotici.


Come la pioggia penetra in una capanna il cui tetto non è ben impagliato, così le passioni si insinuano in una mente inconsapevole.”
Dhammapada

Ogni giorno, immersi nel frenetico ritmo della vita del terzo millennio, una delle ultime cose che verrebbe da chiedersi è in che modo sia possibile costruire un sano e intimo rapporto con il proprio cibo, al fine di elevare l’energia vitale e salvaguardare la salute.

Se il nostro stile di vita fosse corretto, non ci sarebbe bisogno di preoccuparsi della propria alimentazione, ma viviamo in un contesto di quotidiano sedentarismo, dove di norma si è abituati a cappuccino e brioche per colazione, una pioggia di caffè tra un pasto e l’altro, a pranzo un panino e a cena…happy hour. Insomma, oggigiorno nutrirsi è esclusivamente un atto di piacere e socialità, cosa buona di per sè, ma occorre comprendere che nutrirsi è anche qualcos’altro.

Qualcuno è più in allerta di altri e, convinto di fare attenzione alla dieta e alla salute, si immola alla rinuncia e alla moderazione optando per della frutta, un’insalata, magari con delle gallette di cereali.

Come spesso accade, è probabile che quella frutta arrivi, dopo lunghi tragitti, dall’emisfero opposto del pianeta, che quell’insalata sia stata coltivata in serra con un’illuminazione artificiale e concimi chimici e che quelle gallette siano un prodotto industriale, preparato con cibo raffinato, utile esclusivamente alle esigenze della grande distribuzione organizzata. Insomma, anche dietro quella che può sembrare una dieta sana si cela una certa carenza di consapevolezza.


Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo.”
Ippocrate di Kos

Quindi, nutrirsi non è esclusivamente riempire casualmente lo stomaco contemplando l’apporto di una certa quantità di nutrimenti. Come possiamo ottenere dall’alimentazione quei grandi benefici di cui Ippocrate, padre delle medicina, fece buona propaganda?

Per dare una risposta a questa domanda, occorre cercare di conoscere i prodotti che eleviamo a nutrimento, capire quando e in che modo mangiarli, prestare attenzione a come e quando sono stati coltivati e infine preparati.

Prodotti raffinati e trasformati dall’industria, un processo dopo l’altro, vengono depauperati delle loro proprietà nutrizionali originali, consegnando al consumatore una massa edibile nutrizionalmente esausta. Ma sopratutto occorre rispettare il programma e i tempi della natura al fine di mantenere intatta la forza vitale degli alimenti. Una fragola o un pomodoro, se coltivati in inverno, in ambienti innaturali come le serre, concimati chimicamente, irrorati di pesticidi, non avranno mai lo stessa forza vitale che avrebbero avuto se raccolti nel loro naturale periodo di fruttificazione e nel loro habitat ideale. Proprio in quel momento, la loro forza vitale raggiunge il massimo livello e massimi saranno pertanto i benefici del loro consumo.

Noi siamo quello che mangiamo.”
Ludwig Feuerbach

La moderna scienza, che si avvale di sofisticati metodi di indagine, non è l’unica a sostenere ciò. Per esempio, l’affascinante Medicina Tradizionale Cinese, con circa quattrimilacinquecento anni di anticipo su qualsiasi ricerca scientifica, avvalendosi di una minuziosa osservazione analogica della natura, ci informa di come il potere nutrizionale ed energetico degli alimenti, chiamato tecnicamente Qi (soffio vitale), abbia una sottile ma inscindibile relazione con il tempo, i luoghi e tanti altri fattori, come la forma, il colore, il sapore, l’odore.

Pertanto ogni prodotto alimentare accoglie in se una particolare varietà di energia, adatta a sostenere l’organismo di chi la consuma in quelle che sono le specifiche condizioni ed esigenze dell’organismo in un dato momento.

Quest’antica conoscenza ci viene incontro nella creazione di un armonioso rapporto tra l’uomo, l’ambiente e il suo nutrimento, attraverso la saggia combinazione delle polarità che governano tutti i fenomeni dell’Universo, lo Yin e lo Yang.

Persino noi esseri umani, creati a immagine e somiglianza di Dio, non possiamo pensare di sottrarci alle leggi che governano l’Universo, qualsiasi sia l’interpretazione che attribuiamo all’esistenza.

Ognuno di noi è un microcosmo, un’unità individuale connessa al tutto, il macrocosmo, di cui è componente inseparabile.

Guardando positivamente alla naturale evoluzione dell’esistenza umana, mai e poi mai si dovrebbe mancare di rispetto alle Leggi universali, implicite nell’ambiente in cui viviamo, alle quali siamo da sempre e per sempre soggetti e che mai saranno destinate al cambiamento.

Possiamo decidere di non rispettarle, pena la graduale perdita della salute, come conseguenza di un errato agire.

Tutti gli esseri viventi, sono fenomeni diversi di un’unica sostanza universale; traggono dalla stessa radice metafisica, e la loro differenza è quantitativa, non qualitativa.”
Giordano Bruno

Questa visione olistica offre anche delle grandi opportunità:

Osservando con rigore le Leggi che regolano i fenomeni naturali, è possibile creare un sano e intimo rapporto con la propria alimentazione.

Avendo cura di mantenere salubri e vitali gli alimenti che ingeriamo, consapevoli che la loro energia sarà la nostra energia e che i bisogni del corpo non sono uguali durante le diverse fasi del giorno, dell’anno e della stessa esistenza, troveremo nella varietà del cibo, nel rispetto dei cicli naturali e umani, nei corretti abbinamenti e nelle corrette preparazioni, un’immensa fonte di benessere, piacere, convivialità ma anche cura e guarigione.

Per costruire un’ottima condizione di salute, l’alimento deve essere non solo cibo, ma sopratutto nutrimento.

Dovrà abbondare non solo di calorie, macro e micro nutrienti, ma come abbiamo visto anche di forza vitale, poichè l’alimentazione non mira esclusivamente al nutrimento del corpo fisico, ma anche di quei piani più sottili che caratterizzano l’essere umano.

Il cibo che ingeriamo deve avere le potenzialità per nutrire tutte le cellule del corpo, ma non può sottrarsi dal nutrire anche la psiche, sede del pensiero che, istante dopo istante, consente la comunicazione con il mondo esterno ma ancora di più con il mondo interiore, proseguendo poi su piani sempre più sottili e immateriali di cui rinviamo la trattazione ad altri ambiti.

Semina un pensiero, raccoglierai un’azione.
Semina un’azione, raccoglierai un’abitudine.
Semina un’abitudine, raccoglierai un carattere.
Semina un carattere, raccoglierai un destino.”

La nutrizione influenza notevolmente la qualità dei pensieri, motivo per il quale nella maggior parte delle culture spirituali riscontriamo una attenta cura e selezione della varietà del cibo.

In alcune scuole buddhiste per esempio, tanto i monaci quanto i praticanti laici maggiormente progrediti spiritualmente, oltre e rifiutare il consumo di carne e derivati animali come richiesto dalla tradizione, si astengono anche dal consumo di aglio, cipolla, porro, scalogno ed erba cipollina, definiti i “cinque alimenti proibiti”.

Essi sostengono che questi alimenti siano in grado di agitare la mente e accendere il fuoco della passione, entrambe peculiarità non adatte alla vita monastica né alle lunghe sessioni di meditazione alle quali i monaci si sottopongono al fine di apprendere l’arte del governo della mente.

«Orandum est ut sit mens sana in corpore sano.»
Decimo Giunio Giovenale

Mi sento di poter affermare che i benefici di un’alimentazione consapevole non guardano solo alla salute del corpo ma sopratutto alla salute psichica, alla purezza del pensiero che riflette…la luce del cuore, proprio come accade nel firmamento, dove in assenza di nubi osserviamo la luna riflettere la luce del sole.

Come apprendiamo dai grandi saggi di ogni tempo ed ogni luogo, questa condizione ci determina istante per istante in un perpetuo divenire e naturalmente veniamo attratti dalla percezione di una Luce interiore, da sempre invito a superare i nostri limiti, a migliorare, rendendoci autori di mirabili imprese.

Questa è la testimonianza di una nobiltà d’animo, insita in tutti gli uomini e le donne, non resta che iniziare a coltivarla dalle cose più semplici, da quei riti che ci accompagnano quotidianamente per tutta la vita. L’alimentazione è certamente uno di questi.

Siamo ciò che pensiamo.
Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente.
Ogni parola o azione
che nasce da un pensiero torbido
è seguita dalla sofferenza,
come la ruota del carro
segue lo zoccolo del bue.”
Dhammapada

Articolo e foto di Francesco Martines